Romanzo d'amore nella serie "Quick, quick, slow - Club di Danza Lietzensee"
Madeline Lagrange, la nipote del presidente del “Club di Danza Lietzensee”, vede il ballo liscio soltanto come uno strumento di cultura che apprende senza grande entusiasmo. Poi si imbatte nel gruppo di square dance del circolo. E si innamora – non solo del ballo, ma anche del caller, l’americano Chris Rinehart.
Chris è affascinato da Madeline fin dal primo istante. Ma lui è l’istruttore del gruppo e lei è minorenne. Lotta contro il suo crescente affetto per lei e rinnega i propri sentimenti nei suoi confronti.
Mentre Madeline, con la caparbietà dei suoi diciassette anni, cerca di sedurre Chris, suo nonno fa di tutto per bandirlo dal circolo e per mettere zizzania tra loro
Madeline Lagrange, la nipote del presidente del “Club di Danza Lietzensee”, vede il ballo liscio soltanto come uno strumento di cultura che apprende senza grande entusiasmo. Poi si imbatte nel gruppo di square dance del circolo. E si innamora – non solo del ballo, ma anche del caller, l’americano Chris Rinehart.
Chris è affascinato da Madeline fin dal primo istante. Ma lui è l’istruttore del gruppo e lei è minorenne. Lotta contro il suo crescente affetto per lei e rinnega i propri sentimenti nei suoi confronti.
Mentre Madeline, con la caparbietà dei suoi diciassette anni, cerca di sedurre Chris, suo nonno fa di tutto per bandirlo dal circolo e per mettere zizzania tra loro
Primo capitolo:
«Avanti
– avanti – a lato – chiudo...» La voce squillante di Ines
Grube sovrastava la musica. Nove coppie si affannavano a seguire le
indicazioni dell’istruttrice.
Madeline
Lagrange sollevò
le braccia contro il petto del suo compagno di ballo per aumentare la
distanza. «Robert, mi stai schiacciando!»
Robert
Merck increspò
le labbra, ma allentò la presa. «Bene così?» La sua voce aveva un
tono di scherno. «Non sapevo che fossi così fragile.»
Lei
strabuzzò
gli occhi. Intanto andò subito fuori tempo; Robert la afferrò di
nuovo più forte.
Quando
danzando passarono davanti alla porta aperta, lei lanciò
un’occhiata al grande orologio sopra al bar.
Sembrava
che nel frattempo si fosse fermato. L’ora
non
avrebbe dovuto essere quasi finita?
Il
nonno sedeva al bancone e sembrava osservarla; i suoi piedi si
muovevano a tempo. Anche dopo quasi vent’anni,
non aveva ancora dimenticato nulla. Forse avrebbe fatto meglio a
esercitarsi con lui, invece che con questo tizio irritante.
Ines
spense la musica e ordinò
una breve pausa.
«Mamma
mia!» Madeline si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della
mano. Poi si guardò i piedi. «Le mie calze nuove si saranno
rovinate.»
«Ma
anche perché tu metti sempre i tuoi piedi sotto ai miei.»
«Ah,
allora è così!» Per caso lo trovava divertente? Lasciò Robert e
andò al bar.
«La mia
Madeline!» George Lagrange, con gli occhi raggianti, tese verso di
lei un bicchiere di acqua minerale. «Sei di gran lunga più brava
del tuo compagno. A proposito, chi è?»
Marga
Fischer, che si occupava del bar oltre che dell’ufficio,
allungò una mano verso il bicchiere vuoto di George per riempirlo
ancora, tenendo nell’altra la bottiglia di vino rosso. «Tua nipote
ha il ritmo nel sangue. Chissà da chi lo avrà ereditato?» Facendo
l’occhiolino, gli versò il vino.
«Da mio figlio sicuramente
no. Ha già fatto di nuovo saltare in aria mezzo laboratorio.»
Marga
lo fissò
esterrefatta. «No!» Rise nervosamente. «Mi stai di nuovo prendendo
in giro!»
«Niente affatto. C’era ieri
sul giornale.» Sulla sua fronte apparve una ruga di rabbia.
«Ovviamente non me l’ha raccontato lui.» Prese il bicchiere a
Marga e si voltò di nuovo verso Madeline. «Allora, chi è questo
con cui balli?»
Lei
alzò
le spalle. «Robert Merck. Suo padre è più o meno un collega di
Klaus Wächter.»
«Famiglia di poliziotti,
dunque.» La ruga sulla fronte di George scomparve. Quando subito
dopo Robert arrivò al bancone, diresse al ragazzo uno sguardo
cordiale.
Robert
si fece dare una birra da Marga. «Adesso
me la sono guadagnata.»
«E
con la guida, come la mettiamo?», chiese Madeline, tagliente.
«Volevi
accompagnarmi a casa.»
Lui
arrossì
fino alla punta dei capelli. Madeline nascose il suo divertimento
dietro al bicchiere sollevato.
George
si grattò
il mento, pensieroso. «Ballerà ancora con noi, dopo il corso
introduttivo?»
Lo
sguardo di Robert si spostò
su Madeline. «Il Club di Danza Lietzensee ha una notevole
reputazione; mi piace. Penso di sì – se si trova una compagna per
il gruppo di ballo?»
«Ma
certamente.» George annuì soddisfatto. «Allora, al successo.»
Alzò il bicchiere in direzione di Robert. «L’ho osservata poco
fa.»
«E?
Cosa ne pensa?» Si irrigidì.
«Posso
sperare di diventare perfetto, un giorno?»
«Bah!»
Madeline sbuffò. «Cosa sarebbe questo? Fishing
for compliments,
Robert?»
Non si diede la briga di nascondere il suo disprezzo.
«Oggi non sai proprio stare
allo scherzo, Madeline! Non ti ho mica pestato i piedi così spesso!»
George
seguì
lo sguardo istintivo di Madeline verso il basso. Sul piede destro
aveva una macchia di sporco vicino alla caviglia. «Ballare con i
sandali non è molto furbo. Comprati delle vere scarpe da ballo.»
«A che scopo? Se ci cammino
in strada una volta, poi le posso buttare via.»
«Che lavoro fa, Robert?»
«Niente di speciale.» Alzò
le spalle. «Ufficio distrettuale di Reinickendorf. Ma di sicuro non
per tutta la vita.» I suoi occhi scintillarono. «Una carriera come
ballerino da sala... Questo sì che è da farci un pensierino.»
«Ai miei tempi ebbi davvero
un notevole successo. Quattro volte tra i primi tre al campionato
tedesco; idem per due volte ai campionati del mondo.» Però il nonno
non aveva mai vinto; questo lo taceva sempre ai giovani. «Mio padre
partecipava già agli albori del ballo in formazione prima della
seconda guerra mondiale. Madeline continua la tradizione di
famiglia.»
Cosa
gli saltava in mente? «Nonno!»
Madeline scosse la testa. «Per ottenere un posto a Medicina, so già
adesso come saranno riempiti i miei giorni fino alla maturità.»
«Sei
così intelligente, Madeline. Non riesco proprio a immaginare che tu
possa aver bisogno di così tanto tempo per studiare.» Robert
cercò
di prenderle la mano.
«Si
ricomincia.»
«Io sto ancora finendo di
bere la mia acqua.» Madeline si ritrasse da lui e lo sventolò via
in direzione della sala da ballo. «Va’ pure.»
Robert,
titubante, spostava lo sguardo avanti e indietro tra Madeline e la
sala da ballo. Poi iniziò
piano la musica: a breve Ines avrebbe ricominciato. Iniziò a
muoversi, ancora esitante.
«Uff!» Madeline sospirò,
quando fu fuori portata d’orecchio. «Mi. Dà. Sui. Nervi.»
«E perché mai? È davvero
simpatico! E così ambizioso.»
«Non è proprio il mio tipo.»
George
ridacchiò.
«E chi sarebbe il tuo tipo?»
Lei
guardò
verso il soffitto, trasognata. «Alto, snello, con i capelli neri.
Adulto.»
«Suona come se tu avessi in
mente qualcuno in particolare. Ti sei invaghita di uno dei tuoi
insegnanti?»
Madeline
rise; non erano affari del nonno. «Allora
io
torno di là.»
Dopo
due passi, però,
si fermò. Trattenendo il respiro, fissò l’uomo che stava entrando
in quel momento. Slanciato e con le spalle larghe; jeans e una
t-shirt tanto stretta che sotto di essa si delineavano i movimenti
dei suoi muscoli. E capelli neri, anche se un po’ troppo corti per
i suoi gusti. «Wow!»
Espirò lentamente. Lo aveva forse appena evocato lei?
Continuando
a guardare l’uomo
con la coda dell’occhio, si voltò verso Marga. «E questo chi è?»
«Chris
Rinehart, il nostro caller!»
«Eh?» E cosa significava?
«Madeline!» Robert le fece
un cenno brusco e con un sospiro lei si rimise in movimento.
***
Lo
sguardo di Chris si incollò
su Madeline, che camminava verso la sala da ballo con evidente svogliatezza. Il suo bel viso era irrigidito in una smorfia arcigna.
Cosa ci faceva qui quella ragazza, se non aveva alcuna voglia di
ballare?
«Buonasera, Chris!» Marga lo
strappò alle sue riflessioni. «Ho provveduto alla sostituzione. Lo
stereo non si poteva più riparare.»
George
alzò
le sopracciglia. «Sostituzione, Marga? Non è previsto nel nostro
bilancio.»
«Neanche una riparazione. Ma
va bene. Ho già parlato con Werner.»
La
fronte di George si distese un po’.
«Tu pensi sempre a tutto.»
Marga
chinò
rapidamente la testa sul lavandino, in cui mise i bicchieri vuoti.
George bighellonò verso la sala da ballo. Chris si unì a lui e si
appoggiò contro il telaio della porta.
La
maggior parte delle coppie offrivano sempre una scena pietosa. E
quella che allestiva Madeline con il suo compagno era più
simile a un incontro di lotta che a un valzer lento. Perché non
lasciava che fosse lui a condurre, come si conveniva? Era evidente
che
quel ballo non faceva per lei.
I
loro sguardi si incrociarono; Chris non poté
fare a meno di sorriderle. Lei arrossì e distolse velocemente lo
sguardo. Chris non voleva guardare da un’altra parte. La ciocca
rosso vino, nella sua chioma scarmigliata biondo scuro, dava un tocco
audace che lo affascinava. Si confaceva alla zuffa con il compagno.
«Il
corso per una sera potrebbe anche durare di più, così mostro loro
qualche passo di square
dance»,
disse a George.
George
si impuntò.
«Questo è un corso introduttivo
di ballo liscio!»
Si schiarì la gola e poi la sua voce suonò meno brusca. «Come
circolo, è già abbastanza problematico organizzare un corso.»
Marga
storse gli occhi; dopodiché
Chris rinunciò a replicare.
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